TACE IL LABBRO
Happy Days

spettacolo accessibile alle persone sorde recitato anche in Lingua Italiana Segni

progetto e regia Isabella Caserta

con Alessandra Marigonda (LIS) – Isabella Caserta (voce dal vivo) – Martine Susana (danzatrice)

Produzione Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio

 

L’ostinazione alla vita, l’umano attaccamento all’esistenza anche in condizioni estreme.

Lo spettacolo, liberamente ispirato a Happy Days di Samuel Beckett, è recitato in lingua italiana e in Lingua Italiana Segni.
Una donna, bloccata in una condizione di estrema solitudine, fugge dal suo presente raccontandosi la gioia nel suo chiacchiericcio, imprigionata in una vita di incomunicabilità.
Le tre interpreti danno voce, gesti e corpo all’anima della stessa donna scissa in tre.

Il quadro proiettato è del pittore Silvano Girardello.

Il Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio dagli anni settanta lavora con artisti sordi (con lo spettacolo “Il Teatro del Silenzio” è stato presente a vari festival internazionali riportando numerosi riconoscimenti tra cui Premio Mezinarodni Festival Pantomimy Neslysicich Brno – Cecoslovacchia).

Hanno scritto:
“La volontà di vivere fino all’ultimo, anche di fronte a un’esistenza che non può essere né vissuta appieno né raccontata: questa la cifra stilistica portata in scena con Happy Days, nuova produzione  del Teatro Laboratorio di Verona. Isabella Caserta, regista e voce in scena dello spettacolo… scava a piene mani nel vuoto dell’esistenza… La coppia piccolo borghese formata dalla moglie, sotterrata dalla vita in giù, e dal marito taciturno di lei, persegue una monotona vita di frivole chiacchere e inattività. Tali giornate, scandite dallo scocco delle campane e insopportabili ai più, vengono celebrate come “felici”… portando in scena una donna costretta in sedia a rotelle, denuncia la solitudine nella solitudine: la disperazione di ciò che nemmeno può essere urlato da chi, muto, è costretto a tacere del proprio desolante stato di emarginazione. Sullo sfondo, un misterioso manichino legge un giornale dandoci la schiena… Isabella, in primissimo piano, di spalle per tutta la durata del lavoro traduce in italiano gli estratti che la protagonista, agghindata, recita in LIS. A completare la delicata grammatica narrativa, la proiezione del quadro di Silvano Girardello, in cui la protagonista è immersa in un cumulo di terra che atto dopo atto ne impedisce la mobilità…
L’umorismo graffiante dell’opera si tramuta in denuncia della condizione femminile, di volta in volta condannata all’oblio della memoria solo perché non più giovane, non più interessante, non più ascoltata. Nella visione di Isabella Caserta, la denuncia della miseria si trasforma anche in denuncia dell’incomunicabilità…
La misteriosa figura in carrozzella ci ricorda chiaramente che nelle nostre comunità vi sono tante, troppe donne costrette a vivere di ricordi per fronteggiare un presente di amara solitudine, segnale di una disgregazione del tessuto sociale che porta ad abbandoni ed esistenze isolate…”
(Leonardo Delfanti, P.A.C., paneacquaculture.net)

 

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