“Lo spettacolo offre un susseguirsi ininterrotto di emozioni che scandiscono il percorso terreno di questa santa-bambina… Molto riuscito e d’effetto è il gioco del teatro nel teatro. La splendida interpretazione di Isabella Caserta riesce a comunicare la gioia fanciullesca prima e la sofferenza poi della santa, allontanandola dallo stereotipo agiografico per donare la freschezza e l’intensità del vissuto reale.”
(Rudy De Cadaval, “Hystrio”)
“La cifra stilistica di Manfrè si è vista fin dall’inizio: giocare su una serie di flash-back, interrompendo l’azione con brevi siparietti musicali al buio… L’effetto è davvero notevole… Isabella Caserta ha regalato al personaggio la bellezza bionda e dolce del suo giovane volto, l’estatica intensità di un gesto a tratti solenne a tratti infantile, toccando profondamente il pubblico e trascinandolo con un’interpretazione di notevole spessore… spettacolo gradevolissimo, che coinvolge il pubblico senza un attimo di caduta.”
(Giovanna Zofrea, “Il Nuovo Veronese”)
“ Una sacra rappresentazione, dunque, che con lo spunto metateatrale degli spettacoli che la Santa organizzava in Carmelo, delinea, attraverso le tappe della rappresentazione medievale, la vita di questo emblematico dottore della chiesa… Momenti lirici che la Caserta fa irrompere sul cammino della Santa. Qui e nell’estasi dei tormenti, le parole diventano verbo che crea immagini. La Caserta allontana Teresa dall’agiografia per crearne un archetipo della gioia-sofferenza…
(Simone Azzoni, “L’Arena”)
“…Lo spettacolo ha il suo fondamentale punto di forza nella splendida interpretazione di Isabella Caserta, che comunica la freschezza di un’anima candida…”
(Franca Barbuggiani “ L’Adige”)
“M. Boggio si è affidata alle parole stesse della carmelitana e ha tracciato un percorso intenso e appassionato. La Caserta, il cui volto è uno specchio su cui trascorre ogni sentimento del personaggio, ha cercato il cuore più segreto di Teresa, e la regia le ha imposto un ritmo incessante, quasi a svelare il dinamismo del suo essere e i pochi anni concessi da bruciare nel contatto serrato con Dio.”
(Roberto Zago, “Avvenire”)
“Il testo della Boggio, ispiratosi con squisita sensibilità all’autobiografia della Santa–bambina, Storia di un’anima, e affidato all’innocente, commossa interpretazione di Isabella Caserta, spazia – attraverso il gioco intelligente del teatro nel teatro – dal giorno in cui alla fanciulla Teresa appare, velato, il capo di suo padre lontano… fino alla pagina dolente e dolcissima dell’agonia… ed è allora che Isabella Caserta esce dal personaggio per essere se stessa…”
(Carlo Maria Pensa, “Famiglia Cristiana”)
“Pregevole l’idea drammatica di presentare il percorso esistenziale di una delle Sante più amate dai laici attraverso la finzione metateatrale in cui una novizia ripercorre le tappe fondamentali della vita di Teresa…”
(T. De Matteis, “Il Tempo”)
“Lo spettacolo trae spunto dall’autobiografia postuma Storia di un’anima e con meccanismi di teatro nel teatro ricostruisce la personalità, la sensibilità, la creatività di una figura singolare nel panorama religioso alle soglie del ‘900…”
(Rodolfo di Gianmarco, “La Repubblica”)
“In scena la figura di una ragazza che unisce vigore intellettuale e umiltà di comportamento, rigore concettuale e semplicità sorridente, episodi veri e ragionamenti o riflessioni…”
(E. Costantini, “Corriere della Sera”)
“Lo spettacolo, dedicato a Teresa di Lisieux, è stato scritto da Maricla Boggio per Isabella Caserta e fa parte del progetto del Teatro di Roma.”
(R. Fabiani, “La Stampa”)
“Scabro, dialettico, esente da dogmi Il volto velato non è opera celebrativa… fervida occasione per offrire ad Isabella Caserta l’opportunità di cesellare il suo maturato talento d’attrice… ha suscitato interesse ed emozione…”
(Angelo Pizzuto, “Prima Fila”)